Questa serie vuole rappresentare la mia vite interiore e come si è sviluppata da un’organizzazione caotica verso una più chiara definizione di sé. E’ stato un lungo e doloroso percorso, fatto in una “apparente” vita normal, ma è stato difficile per me, come credo lo sia per ciascuno.
In questa serie insceno me stessa in diverse situazioni, rappresentando il momento in cui si manifestano forti conflitti interiori. Essendo all stesso tempo il fotografo dietro la macchina e le protagoniste delle scene mi permette di rappresentare nel mondo materiale lo spazio interiore, un luogo che non appartiene a quello ma che nonostante questo è reale e esistente. Una parte del progetto è stato realizzata usando la tecnica della esposizione multipla, perché volevo rappresentare quando io sento di essere la spettatrice di me stessa e della mia vita. Quando questo accade, io provo un vasto rango di emozioni, dalla gratitudine alla compassione (come quando improvvisamente mi ricordo di difficili circostanze che ho attraversato), dalla vergogna al giudizio severo ( come quando provo la vergogna di un comportamento incontrollato o di un fallimento, oppure l’inflessibilità susseguente a un atto di autoerotismo).
Un’altra parte della serie è composta di autoritratti montati in post produzione in una singola foto. Desiderano rappresentare in questo caso quando il mio Ego e il suo doppio si affrontano uno con l’alto. Uno dei soggetti è il sé socialmente corretto: spaventato dal giudizio degli altri, assolutamente non vuole manifestare le proprie alterazioni d’animo e minimizza le proprie emozioni. Questo affronta una seconda espressione del mio Ego, la sua controparte, rappresentata da una forte emozione che è tenuta viva da un pensiero sordo e continuo. Paradossalmente il primo non potrebbe sopravvivere senza il secondo. Io vivo in un forte conflitto interiore finché le due parti non si incontrano: a quel punto sono terrorizzata dal pauroso scontro che inevitabilmente accadrà, poi, lentamente, accetto la mia inadeguatezza e fragilità. I conflitti rappresentati sono la depressione, la permalosità, la rabbia e la sessualità.
Nell’ultimo lavoro, MM, appare un nuovo soggetto: è mia madre, l’origine della mia vita e la fine della mia ricerca. MM è la rappresentazione di un conflitto tra una madre e sua figlia, la sofferta realizzazione dell’assoluto potere da burattinaio che una madre può impiegare, più o meno involontariamente, con i propri figli.
Ma non solo: allo stesso tempo, è il processo doloroso attraverso cui accettiamo di diventare orfani dei nostri genitori viventi e finalmente rinasciamo e cresciamo come figli della nostra coscienza. E’ il preludio sofferente alla nascita della nostra Madre Interiore. Mentre noi continuiamo a vivere considerando ogni responsabilità dipendente da cause sterne, viviamo nell’ombra dei nostri genitori (viventi o immaginari), mentre quando capovolgiamo la nostra prospettiva, finalmente diventiamo Madre della nostra vita.
IO, IO SONO LA MADRE DI ME STESSA.